Ann Axtell
Nel libro “Digging in the Yucatan” Ann Axtell Morris descrive i tre strumenti assolutamente necessari degli archeologi: una vanga, l’occhio umano e l’immaginazione”. Senza immaginazione scrive, “le reliquie dissotterrate dagli archeologi sono nient’altro che ossa secche e polvere variegata. L’immaginazione permette loro di “ricostruire le mura delle città cadute…visualizzare grandi strade commerciali che si estendono in tutto il mondo, piene di viaggiatori curiosi../..Ovviamente deve essere attentamente controllato dai fatti disponibili, misurato con le cure di un chimico che compone una droga vivificante.”.
A A M ha sviluppato nell’America degli anni 1920-30, metodi di documentazione di architettura, petroglifi e paesaggi. Su il suo clipboard gigante, disegnava e dipingeva per catturare dettagli, meglio di una foto in bianco-nero dell’epoca, nelle scure gallerie.
Sebbene trascurata nella vita, Ann Axtell Morris ha contribuito a una crescente comprensione della vita e della cultura degli antichi nativi americani e degli indigeni messicani le cui complesse società erano state anche loro trascurate.
Ann Axtell é ampiamente accreditata per avere aperto il campo ad altre donne e ispirato generazioni di lettori appassionati di archeologia.

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